[simnor_tabs][simnor_tab label=”Bambina”]“Quando avevo 4 anni mi sono ammalata di poliomielite e non sono più riuscita a camminare da sola. Per mia madre è stato un durissimo colpo. Non riusciva ad accettare la mia disabilità fisica. Mi diceva che ero una bambina adatta a stare in casa e mi proibiva di andare a scuola. Ma io desideravo tanto andarci!”. “Ho insistito tanto e alla fine sono riuscita a cominciare la scuola elementare. Avevo 8 anni e ho cambiato istituto molte volte. Mia madre era maestra e ogni anno la assegnavano ad una scuola diversa della regione. Era sola, con 5 figli. Mio padre è morto quando noi eravamo piccoli”. Inizia così la sua personale battaglia per andare a scuola come facevano tutti gli altri bambini. Prisca cammina con il suo fedele bastone da quando aveva 5 anni. Le sue mani sono solcate dai calli nei punti di presa. “A 11 anni ho passato uno dei momenti peggiori della mia vita. Stavo cucinando a casa e mi sono ustionata con una pentola d’acqua bollente. L’ustione al braccio destro mi impediva di usare il bastone e non potevo andare a scuola da sola. Sono rimasta a casa per più di tre mesi. Un tempo che può’ sembrare infinito”.[/simnor_tab][simnor_tab label=”Adolescente”]Finite le scuole primarie, Prisca ricomincia la battaglia con sua madre per continuare a studiare. “Anche stavolta l’ho spuntata e mi sono iscritta alle superiori. Purtroppo il mio entusiasmo si è presto trasformato in tristezza. Sono stati anni difficili. Il rapporto con i miei compagni non era per niente buono. Non mi coinvolgevano nei giochi e mi affidavano compiti pesanti, come fare le pulizie o andare a prendere l’acqua dal pozzo. Mi sentivo isolata”. Eppure, proprio in quegli anni così difficili, decide di diventare una maestra come sua madre. “Mi è sempre piaciuto prendermi cura delle mie sorelline e giocare con i bambini più piccoli di me”. Con l’aiuto di alcuni parenti e amici del suo villaggio, Prisca convince la madre a farle frequentare la scuola che abilita all’insegnamento. “Dopo il diploma sono andata a Tosamaganga e ho conosciuto le suore che gestivano la scuola del villaggio. Mi sono subito affezionata a loro e ho chiesto il permesso di insegnare nell’istituto”. Il responsabile del villaggio è d’accordo, ma sua madre si oppone e continua a dire che il posto di Prisca è a casa. “Pochi giorni dopo il rifiuto di mia madre, è morto un fratello di mio padre. Lei è partita per andare al funerale così ho deciso di scappare. Ho preso un po’ di farina, qualche pentola, un piatto, il mio materasso e anche mia sorella Maria. Era ancora piccola e aveva paura di rimanere a casa da sola. Sono arrivata a Tosamaganga, aiutata da un padre del seminario, e il giorno dopo ho iniziato ad insegnare nella scuola del villaggio. Sono rimasta lì per due anni”.[/simnor_tab][simnor_tab label=”Madre”]Il 2002 è stato un anno molto importatane per Prisca. “Sono diventata insegnante di ruolo e mamma! Tutti i dottori mi dicevano che il mio bambino non sarebbe mai nato perché sono una donna disabile. Si sono sbagliati. Mio figlio è nato ad ottobre, bello e sano. L’ho chiamato Gift che in inglese significa “dono”. Un dono prezioso che ho ricevuto dalla vita, dopo tante difficoltà”. [/simnor_tab][simnor_tab label=”Figlia”]Qualche anno fa la madre di Prisca si è ammalata. “Appena ho saputo delle sue condizioni sono corsa da lei ed è successa una cosa davvero inaspettata. Ci siamo riconciliate. Poco prima di morire, mi ha chiesto scusa per aver pensato tutta la vita che una figlia con disabilità fosse un peso e non un aiuto. Non ho mai serbato rancore a mia madre, nonostante i nostri contrasti, ma le sue parole hanno significato molto per me”.[/simnor_tab][simnor_tab label=”Oggi”]Il 3 dicembre 2013, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, Prisca ha incontrato molte persone con le sue stesse difficoltà e ha deciso di voler fare di più, soprattutto per i bambini. ”Da quel giorno sostengo le battaglie a favore di persone con disabilità e sono diventata un punto di riferimento per la mia comunità. Nel 2015 ho seguito un corso di formazione sull’educazione Inclusiva organizzata da IBO Italia e ho capito che ci sono tante possibilità per migliorare la vita scolastica e familiare dei bambini con disabilità”. Ogni giorno Prisca spera che il Governo si muova per cambiare davvero la condizione delle persone con disabilità in Tanzania. Ogni giorno non arretra nella sua lotta e partecipa alle attività del progetto “Una Scuola per tutti”. “È fondamentale dare molta importanza all’educazione dei genitori dei bambini con disabilità affinché non ci siano più mamme e papà che pensino di avere figli adatti solo a stare in casa. Inoltre, dobbiamo sostenere i bambini stessi perché imparino ad accettarsi così come sono, scoprano le proprie potenzialità e si impegnino nello studio. Così potranno trovare un lavoro dignitoso e, perché no?, sognare di diventare insegnanti proprio come me”.[/simnor_tab][/simnor_tabs]