
05 Nov I colori del mio Madagascar
Se chiudo gli occhi e penso a questi 7 mesi in Madagascar mi vengono in mente 3 colori, e con questi colori voglio provare a descrivervi la realtà che sto vivendo e conoscendo.
Il primo colore che mi investe è il ROSSO.
Rosso è il colore della terra. Circonda tutto e mi trasmette radicalità, radici, principio.
È principio e semplicità della vita di campagna, dove le persone vivono del frutto della terra.
Il rosso è il colore delle case tradizionali, costruite con terra e cacca di Zebù. Sono semplici, piccole, solitamente composte da due stanze distribuite su due piani. Le finestre sono piccole per proteggere dal freddo e dal caldo. Questo fa si che siano poco illuminate, ma non è un problema perché la vita principale delle persone è fuori, è per strada.
È la strada che viene battuta camminando e camminando. Le piante dei piedi della gente prende questo colore. È movimento. Hanno piedi grandi, forti, segnati da ogni passo fatto nella vita. Anche i bambini hanno piedi ruvidi e “rossi”.
Rosso è anche il colore dei tramonti, meravigliosi. Lasciano che lo sguardo si perda nella bellezza dei cieli donando un senso d’ armonia e pace, un senso d’infinito.
Il secondo colore che scelgo, se penso alla città in cui vivo, è il GRIGIO.
Grigio del cielo in inverno.
Grigio delle baracche e delle case fatiscenti, grigio degli edifici in costruzione.
Grigio dello sporco e degli scarichi dei taxi be (pulmini vecchi e arrancati).
Grigio della povertà e miseria.
La povertà scorre sotto gli occhi ogni giorno.
La mattina accompagno i bambini a scuola. Per la via incontro persone che dormono sulla strada: c’è una famiglia, con un neonato, che stende due teli di plastica legati a un lampione e chiama casa il giaciglio che si è creata.
Ci sono piccoli “immondezzai” in mezzo al quale vi camminano i bambini, gironzolano cani randagi, e spesso anziani, adulti o bimbi, vi immergono le mani per cercare rimasugli di carbone o di altro da rivendere o usare.
A pochi metri di distanza sul marciapiede una mamma dorme con il figlio attaccato al seno.
Grigie sono le facce e le mani delle persone che trasportano e vendono carbone per strada.
Grigio, per lo sporco, l’accumulo di stracci, per il fumo prodotto dal “fornellino a carbone” e dalla lampada a petrolio usata per illuminare, è la casa di Hertina, un bambino del centro diurno di “Omeo Bon Bon” che siamo andati a trovare.
La stanza di 3 metri per 6 è ricavata in un sottotetto, nel punto centrale misura 1 metro e mezzo, il resto scende fino a 30 cm di altezza. Ci abitano i 2 genitori con i 10 figli.
Grigio è la corruzione, l’omertà, la paura.
Grigio è la miseria per cui la sanità, l’istruzione, il mangiare, sono privilegi e non diritti, perché usufruiti da poche persone.
Ultimo colore che mi colpisce è il LILLA.
In realtà predomina il verde, perché la natura è rigogliosa. Ma a ottobre, in silenzio e semplicità ci sono gli alberi di Jacaranda che fioriscono. I petali di questi alberi hanno un colore delicato in contrasto con il resto circostante. In contrasto con il grigio.
Incontro una di queste piante ogni giorno; sotto questo albero un signore si siede e vende le poche banane che ha. Ogni mattina ci salutiamo con un cenno della testa.
In questo frangente il lilla indica il sapore di sentirsi a casa nel momento in cui si instaura una semplice relazione quotidiana … è la stessa sensazione che provo quando saluto il giornalaio o il panettiere sotto casa nel mio paese in Italia.
Ma soprattutto il lilla di questa pianta, mi fa pensare alla semplicità e delicatezza dei bambini che incontro sul mio cammino.
Sono i bambini che chiedono l’elemosina davanti alla chiesa o al supermercato.
I bambini di strada che non vanno a scuola e che si avvicinano al nostro centro il martedì e il giovedì per mangiare, giocare e studiare insieme.
Sono i 19 bambini con cui vivo in casa famiglia.
Sono i circa 120 bambini con cui lavoro al centro diurno e che ho imparato a conoscere e ad amare. Grigia spesso è la loro vita segnata da situazioni di violenza e di stenti, ma la loro essenza è bella e delicata: il loro sorriso spicca e illumina il cuore.
Lilla è la loro voglia di vivere, il loro cercare contatto fisico; tutti i giorni ci salutano con abbracci e grandi sorrisi, capita che prendano le mie mani e se le stringano intorno al collo, in un abbraccio, o le appoggino sul loro volto.
Lilla è la loro ricerca di relazione, lilla è la loro richiesta di essere riconosciuti. Lilla è la relazione che abbiamo instaurato.
Ci sono tanti altri colori che potrebbero aiutarmi a descrivere la realtà presente, ma mi fermo a questi tre perché per me sono colori vivi e travolgenti. Sono i colori del “mio Madagascar”.
Sara Orsignola, volontaria IBO in Servizio Civile a Fianarantsoa, Madagascar