
25 Feb IBO in Ucraina: la nostra richiesta di Pace
“Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia”
Gino Strada
“Sto sentendo un po’ di persone e man mano che passa il tempo avverto crescere lo smarrimento e la paura”, parla Federica Gruppioni, progettista di IBO Italia e responsabile del progetto “Sostegno all’inclusione scolastica e alla genitorialità in Ucraina” CUP n. E98D20001490003 sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna
“Ieri mattina, chi vive lontano da Kiev mi diceva che stava bene, perché erano lontani dai confini e dai punti militari.Tuttavia avevano contatti con qualcuno che viveva vicino ai bersagli militari e aveva visto esplodere i vetri della propria casa a seguito degli attacchi.
Ognuno reagiva diversamente. C’è chi ieri mattina era già arrivato alla frontiera per uscire dall’Ucraina, chi era corso al supermercato a fare scorta, chi dal benzinaio per fare il pieno, chi era in fila alla banca per prelevare i soldi, e c’è anche chi ha iniziato la giornata ignaro di ogni cosa. Oggi la percezione della situazione è cambiata, è aumentata l’angoscia, la paura, e la sensazione di essere soli. Sono state imposte limitazioni al rifornimento del gasolio, al prelievo dei contanti, molti supermercati sono chiusi, e vengono bloccati gli autisti al confine. Migliaia gli sfollati e il paese si sta organizzando per accogliere in qualche modo le persone che scappano dalle zone più colpite”.
Continua: “ripetono che sono pronti a resistere, che tutti quelli che sanno usare un’arma sono chiamati a fare la propria parte. E chiediamo all’occidente di aiutarci”.
Queste parole ci catapultano in un mondo che non pensavamo di dover vivere. In uno scenario buio e pieno di angoscia. La Guerra. Una Follia. Attacchi. Resistenza. Morte.
Da giorni c’era la preoccupazione per un attacco ma questa minaccia ci sembrava inimmaginabile. Non concepivamo l’idea che ci potessero essere delle guerre in Europa.
Fino a due giorni fa, IBO coordinava serenamente dall’Italia le attività di un progetto dedicato all’inclusione sociale dei bambini con disabilità in Ucraina, alla promozione dei loro diritti e al sostegno alle associazioni di genitori. Negli ultimi anni, infatti, l’Ucraina si è impegnata in un grande processo di riforme sociali. Riforme che, da una parte, tendono alla de-istituzionalizzazione dei minori, ovvero una progressiva chiusura dei grandi istituti che accolgono i minori in stato di abbandono, a favore di un’assistenza più attenta e a misura di bambino; dall’altra, aprono a diversi progressi legislativi in materia di educazione inclusiva. Il Paese stava compiendo grandi sforzi per conformarsi alle leggi europee sulla disabilità.
Era mercoledì pomeriggio, il 23 febbraio e stavamo facendo uno degli incontri previsti dal corso “Educazione Inclusiva”. C’erano più di 80 partecipanti dall’Ucraina, soprattutto giovani universitari di Chernivtsi. L’incontro era molto partecipato e, per quanto fosse a distanza, le persone si sentivano vicine. Si è pensato ad altro, alle scuole, ai laboratori per i bambini, a come migliorare le attività inclusive. Si è pensato ad un mondo migliore, in Pace.
L’altro giorno eravamo insieme e da ieri ci siamo svegliati con la guerra.
E quell’incontro sembra essere stato mesi fa. E ora siamo tutti come sospesi, storditi e disorientati. Vorremmo solo che tutto finisse immediatamente.
Hanno dovuto interrompere il loro impegno per la Pace anche Anche Amos e Agnese, i due giovani in Servizio Civile che fino alla settimana scorsa prestavano il loro servizio presso il Centro Campanellino “Dzvinochok” di Kitsman, un polo dedicato alla riabilitazione e all’educazione alternativa di minori con disabilità.
I due volontari sono stati rimpatriati la settimana scorsa per precauzione e ora il loro progetto estero è “sospeso” in attività da remoto. La guerra, le armi, la violenza sembrano spazzare via, ancora una volta, le speranze e i tentativi di fondare una società umana basata sul rispetto, la solidarietà e la fraternità.
Elisa Squarzoni, la responsabile del Servizio Civile per IBO, stava lavorando al prossimo progetto di Servizio Civile, insieme al Centro Campanellino, entusiasti nel provare a dare un seguito a questa prima esperienza di volontariato.
Ora l’Ucraina è ufficialmente un paese in guerra e, come Associazione, dobbiamo chiederci se ce la sentiamo di depositare un progetto di Caschi Bianchi destinati ad un paese che forse non vedranno mai. Ha senso? Cosa c’è di sensato in tutto quanto stiamo vivendo?
Decidiamo che ha senso depositare quel progetto e sperare che questa guerra abbia presto una fine, che quel paese possa trovare una dimensione di “normalità” e il Centro Campanellino possa accogliere i propri volontari.
In questi terribili giorni, tutto lo staff di IBO Italia e i suoi soci, si uniscono in un fraterno abbraccio ai nostri cari amici ucraini, manifestando solidale vicinanza e piena disponibilità al sostegno pacifico della popolazione civile.
Facciamo un appello ai potenti della Terra chiedendo di cessare il fuoco. Vi preghiamo fermatevi, la Guerra non è mai una soluzione.
Per poter rilanciare questa richiesta, chiediamo a tutti i soci IBO e ai nostri sostenitori di partecipare attivamente alle iniziative di mobilitazione già previste nei prossimi giorni nelle città di tutta Italia e di promuoverne di nuove.