Incontro di emozioni

Incontro di emozioni

Kenya, Nairobi, Mihango.

Un inaspettato sentimento di condivisione di felicità pura si ritrova nella fierezza delle piccole cose, nella grandiosità dell’essenziale.
Un tramonto, qualche pannocchia cotta sul girarrosto gustata tra ciottoli e polvere da una povera famiglia, ricca di gioia.
Un bambino di pochi anni, solo, che cammina trascinandosi dietro un lungo pezzo di cartone; il suo bellissimo trenino.
Terra rossa, terra di savana. Il sole ci si riflette lodando la sua bellezza. Terra viva.
Acacia spinosa, distesa di savana, alte montagne. Una natura forte, sovrana, ma con la quale l’uomo ha una dolce intesa.
Nei campi, una donna china, ha una lunga gonna di colori brillanti come stelle in una notte d’estate. Il sudore sulla fronte e la braccia muscolose sono tese a raccogliere i frutti della terra per saziare i suoi numerosi figli, che le saranno sempre riconoscenti.
Ma il respiro si blocca quando incontra gas di fogne a cielo aperto e roghi di rifiuti. L’ aria è irrespirabile, avvelenata. Tutti si dimenticano di un pezzo di mondo da salvare.

Pochi momenti dopo l’alba, bambini si incamminano per le strade fangose; zaino in spalle, ginocchia già sporche e scarpe rotte. Nei loro occhi e nelle loro gambe si legge coraggio e resa, orgoglio e umiltà. Ridono continuamente della loro fortuna e ringraziano chi li protegge da lassù. La loro scuola è ancora senza tetto e le aule hanno pareti scrostate a causa dell’umidità, ma il valore è incommensurabile. I metodi educativi forti, severi guidano, precocemente, verso l’età adulta.

Tutto è fatto di calma e quiete. L’ ‘Hakuna matata’ di cui tutti avrebbero bisogno per affrontare nel migliore dei modi le circostanze della vita è ingrediente essenziale.
Gli abitanti del Kenya scorrazzano qua e là su spazi angusti con poche cose e mezzi incerti, ma tutto si svolge in forma pacifica, lenta e piacevole; irresistibile inerzia davanti alla futilità delle cose, eterna passeggiata di anima e spirito. Tutto segue una sua naturale logica, che, irriverente, si diverte a non farsi comprendere da noi altri.

I contrasti dominano in ogni angolo. Donne bellissime, vestite di abiti sgargianti, sfilano su tacchi in strade polverose e dissestate davanti a costruzioni malmesse, in mezzo a capre docili e galline impettite che beccano rifiuti.

Una baracca di legno e un grezzo cartello scritto a mano indicano la presenza di un ‘photographer’, il quale si presenta, però, con l’esposizione in prima fila di una lunga serie di scarpe a buon mercato. Mentre l’hair salon, la cui insegna è rappresentata da un artistico ritratto di ragazzo sulla parete, predispone davanti all’ingresso un semplice e molto pratico barbecue vecchio modello con pannocchie pronte.

Le poche strade asfaltate pullulano di folle di macchine che si incrociano da più vie esalando fumi e gas di ogni genere che danno il mal di testa. Poi, incredibilmente, sui fianchi della carreggiata emerge una lunga e densa fila di mucche devote alla loro grande guida: Il Masai.
L’uomo Masai ha gambe possenti che escono da sotto la coperta rossa a scacchi, il capo coperto e un volto buio, occhi brillanti pieni di verità. È un uomo d’altri tempi; il bastone grezzo, stretto nel pugno, serve più a sostenere il suo cammino che a indirizzare le mucche, con le quali sembra avere un legame telepatico.
Nel bel mezzo del fitto e nebuloso traffico di Nairobi, la sua figura sembra creata da un fotomontaggio, eppure è reale, una sconvolgente e armoniosa ‘stonatura’ del paesaggio.

Né la potenza di una macchina fotografica né l’onestà di una voce possono rendere a pieno e in modo nitido l’armonia e la disarmonia, i colori vivaci e il buio pesto, l’energia e la fragilità, e tutti i fenomeni meravigliosi che si incontrano lì.
Forse l’unico modo per comprendere davvero è preparare una piccola valigia, munirsi di un nuovo paio di occhiali e partire.

Sofia Bondi, volontaria IBO del Campo di Lavoro e Solidarietà di Mihango (Kenya)
Concorso Letterario 2018 “Racconti di una esperienza”