
Ricostruiamo insieme la più bella umanità, che ha il volto del Bambino nato per noi
Amiche e amici, siamo arrivati ormai al Santo Natale!
Non abbiamo avuto la serenità di poterci preparare come gli anni passati, perché la preoccupazione di questa pandemia, la paura del contagio e della malattia, le difficoltà economiche e di gestione del quotidiano e un’aggiunta di stress ci hanno limitato tanto. L’isolamento di molti anziani, delle persone più fragili e la distanza fisica sono stati ulteriore ostacolo nel creare quell’atmosfera d’attesa che da sempre contraddistingue questi giorni.
Eppure il Natale arriva, bussa alle porte delle nostre case, al cuore delle nostre famiglie. È Gesù che accorcia le distanze e ci viene incontro.
Come ci troverà il Bambino Gesù quest’anno? Forse spaventati e un po’ sfiduciati. Ci troverà stanchi e provati, toccati dal dolore per quanti ci hanno lasciato e per i cari che non potremmo raggiungere.
Eppure il Natale arriva e Gesù ci invita all’incontro. Lui quest’appuntamento non lo salta!
Ci saranno limitazioni imposte in maniera precauzionale dall’autorità competente e ci vedremo chiusi, una volta ancora, nelle nostre case. Fuori dalla finestra le strade e le piazze ci appariranno vuote e forse lo sguardo si velerà di tristezza.
Eppure il Natale arriva. Gesù nasce! E sarà il pianto del Bambino di Betlemme a squarciare la coltre di silenzio e di tenebra che avvolge la notte del mondo! Sarà la luce della sua Stella a guidare i nostri occhi verso di Lui, perché in Lui solo possiamo trovare pace e consolazione, speranza e fiducia. Lui non ci lascia soli e non usa il distanziamento. Gesù viene per fare famiglia con noi, con ciascuno di noi.
È proprio da quest’incontro di Dio con noi che anche Lui si veste d’umanità! Come i nostri volontari che si mettono “nella pelle” degli altri e li raggiungono lì dove si trovano. Come i nostri giovani in servizio civile, che in tempo di Covid accorciano ogni distanziamento facendosi vicini alla vita ed ai sogni di chi è in attesa di speranza.
Natale è a Panciu, dove quattro giovani europee, tra cui una nostra italiana, si stanno dando da fare per bambini e adolescenti, perché si sentano accolti ed accompagnati e non abbia a ripetersi come quella notte a Betlemme che “per loro non c’era posto”.
Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti ci ricorda: “Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza, se non attraverso un dono sincero di sé” (87). E l’uomo questo l’ha imparato da Dio, che si è fatto dono per noi.
Stiamo per concludere un anno che ci ha provato molto. Ne inizierà un altro sotto il segno della stessa prova… ma anche sotto il segno dello stesso spirito che ci ha guidati fin qui e ci anima a tenere alto lo sguardo, aperto il cuore e attive le mani.
IBO nasce per “ricostruire”. E questa è la missione che ci aspetta dopo questa pandemia. Non solo case, ma anche relazioni, sogni, fraternità… la più bella umanità, che ha il volto del Bambino nato per noi.
Il mio augurio va a tutti voi della grande famiglia di IBO Italia, specialmente a Paola in Tanzania, ai nostri ragazzi all’estero, a padre Angelo, che ha condiviso la sofferenza di tanti per causa del virus e a chi è stato segnato in famiglia da lutti e dolore. La luce del Natale ci dia pace.
Buon Natale!
Don Emanuele Zappaterra