¡Soñamos como el Quijote!

¡SOÑAMOS COMO EL QUIJOTE! 

 

Se dovessi raccontare del mio arrivo a Lima direi che quasi non so ancora come descriverlo o come riordinare le idee perché mi sto ancora adattando a tutto quello che c’è attorno a me, così diverso da ciò a cui sono abituata. I miei occhi italiani sanno di vedere cose che non appartengono alla mia quotidianità. “Ma come sono le zone di periferia in Italia?” “Ma come sono le zone più degradate da voi?” “Ma ci sono delle periferie così dove vivete voi?” No, non ci sono. Non ci sono. Zone così, non le abbiamo.

Lima ha 10 milioni di abitanti, e a parte i quartieri centrali dove ci si sente facilmente a casa in qualche locale simil-europeo, gli abitanti vivono in condizioni spesso complesse nei diversi distretti che compongono la cosiddetta Lima metropolitana. Qui, per chi abita in basso è più probabile avere una casa in muratura, l’acqua, la luce. Chi invece vive sulle pendici delle colline desertiche che caratterizzano la zona, avrà comprato da organizzazioni mafiose locali il terreno per costruire una casa che sarà in legno e lamiera, sperando successivamente di poter avere accesso ad acqua ed elettricità in qualche modo poco definito.

Veniamo però al dunque sul progetto: cosa ci faccio qui? Io, Alice e Francesca, le due ragazze partite insieme a me, lavoriamo con Eddy e Lis, i fondatori del progetto Quijote para la Vida che si trova nel pueblo di Santa Rosa nel distretto di Puente Piedra. Lis e Eddy lavorano instancabilmente per la loro comunità da quindici anni, sognando ispirati dalla cultura e senza farsi intimorire -proprio come don Chisciotte- di poter creare un barrio cultural, dove le persone siano cittadini sempre più coscienti, critici, consapevoli, e partecipi alla vita della propria comunità. Come? Attraverso educazione e cultura, per grandi e piccini. Le attività proposte sono delle più disparate: dal supporto scolastico all’animazione alla lettura, dalla programmazione della radio Quijote19 a corsi di sport, chitarra, canto… e come dimenticare i libros cartoneros! Insomma, qualsiasi competenza di amigos e amigas che collaborano con il progetto, che siano locali o internazionali, è ben accetta per offrire uno stimolo, un’opportunità educativa, un’occasione per misurarsi con competenze diverse per i bambini e le bambine della comunità di Santa Rosa. Non solo per i più piccoli: anche le donne, il gruppo rock locale, gli amici archeologi del distretto vicino… tutti hanno uno spazio qui, perché sia arricchimento reciproco e occasione di sviluppo per l’intera comunità.

Mi affascina moltissimo il loro modo di dedicarsi a questo progetto con una passione sfrenata, nonostante il lavoro, la famiglia, e l’intensità della quotidianità. Hanno aperto le porte della loro casa (nel più letterale senso del termine) fino a far diventare gli spazi una Biblioteca Comunitaria e un Centro Culturale. Spesso quando parliamo con terze persone ci viene detto che il progetto dove siamo è ammirevole e significativo perché non ci sono molti luoghi che offrono opportunità simili nella zona. Io ci credo, ma forse la precisazione non è necessaria: il progetto Quijote mi fa sempre pensare all’immagine di un fiore nel deserto. I miei occhi italiani? Affascinati, meravigliati.

Pronti per mettersi al lavoro allora: nonostante fuori ci sia la musica ad alto volume giorno e notte, la terra delle colline abiti perennemente la nostra casa, e la doccia si faccia con le caraffe d’acqua intiepidita dal bollitore. ¡Soñamos como el Quijote!

 

Francesca Gorla

Volontaria in Servizio Civile, progetto Caschi Bianchi per l’educazione e la formazione in Perù, sede di Lima.