
30 Ott Tanzania | Rampe di accesso e corsi per insegnanti: continua il nostro l’impegno nelle scuole
Ogni volta, prima di ogni partenza per Iringa, penso “gli ultimi 5 giorni però vado al mare!”, e invece eccomi, nuovamente e ancora qui ad Iringa, con pochi giorni che mi separano dalla partenza, senza il mare davanti a me, ma documenti, ultime firme, terra rossa, villaggi, scuole, uffici. Questa volta ci credevo per davvero, ma qui il tempo vola: è un mese ormai che sono in Tanzania ed i giorni sono stati frenetici, caotici, sono state fatte tante cose e altrettante ce ne sarebbero da fare.
A ripensarci, la prima settimana è stata la più tranquilla: avendo avuto alcuni ospiti a casa, mi sono dovuta dividere tra visite turistiche e iniziali incontri con il distretto, partner dei nostri progetti qui, ma con una certa iniziale serenità di ambientamento.
La seconda settimana ha segnato invece l’inizio di un tour de force che mi ha portata in diversi villaggi ad un centinaio di chilometri di distanza dalla città, lontani tra loro ma con numerosi punti in comune, dove fissare la terra rossa con il sole splendente ti acceca, dove, in seguito ad una forte folata di vento, per alcuni secondi tutto è pulviscolo, dove i bambini che incontri sul ciglio della strada, al ritorno da scuola tutti polverosi ma doverosamente in divisa, ti salutano con la mano fino a quando non vedono la macchina scomparire.
Dove se ti fermi un attimo tutto è silenzio, dove il presente ti sembra un ricordo lontano e si entra in un’epoca diversa e magica, dettata dai saluti reverenziali di tutti, dalla calorosa accoglienza dei bambini nelle scuole, dalle giovanissime mamme con i bimbi sulla schiena, dalle signore con legni e secchi d’acqua in bilico sulla testa, dai signori in cravatta che camminano apparentemente senza una meta precisa, dall’aridità e dalla calura, a tratti asfissiante, che anticipa l’imminente stagione delle piogge.
Accessibilità per tutti gli alunni
Durante questa seconda settimana sono stati fatti tre sopralluoghi nelle scuole di Tungamalenga, Idodi e Ihehelo, delle brevi “ispezioni”per analizzare le strutture delle scuole e la loro accessibilità ai bambini con disabilità. Accompaganata da Wesket, responsabile dell’educazione inclusiva nel distretto di Iringa, da Mussa, collaboratore di IBO qui ad Iringa e da Sakina, anch’essa dipendente del distretto, abbiamo insieme valutato quante rampe fosse necessario costruire nelle diverse scuole per poterle rendere completamente accessibili ai bambini con difficoltà motorie.
La scuola del villaggio di Mtera, a circa due ore e mezzo di macchina dalla città di Iringa, dove il mezzo di trasporto più frequentemente utilizzato è l’asino con carretto, l’abbiamo visitata invece la terza settimana. Questa scuola, ancora più delle altre, è risultata inagibile per studenti con difficoltà motorie o che utilizzano ausili per lo spostamento: ognuna delle 22 classi presenta infatti almeno due o tre gradini alla sua entrata: i bambini e ragazzi che frequentano la scuola sono 994, 4 dei quali presentano disabilità fisica, seppur lieve.
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Didattica e insegnamento per includere e superare i pregiudizi
Alla fine della seconda settimana era iniziato invece un corso di formazione nella scuola di Isimani, altro villaggio situato a circa 50 km dalla città di Iringa, rivolto a 19 insegnanti provenienti dalla scuola di Isimani e da alcuni villaggi circostanti. Il training ha avuto una durata totale di 5 giorni, nei quali si è approfondito l’insegnamento ai bambini con disabilità. Nei primi due giorni si è parlato e discusso maggiormente di anatomia, il ruolo del cervello nel bambino, situazioni fisiologiche e patologiche, cause di disabilità e disabilità prevalenti in Tanzania. Gli ultimi giorni sono stati dedicati ad attività pratiche e all’insegnamento di approcci, tecniche e strategie utili per facilitare l’apprendimento nei bambini che presentano difficoltà nella classe, includendoli, insieme ai coetanei normalmente abili, nelle attività e nel percorso scolastico.
Così come nei precedenti, anche in questo corso le sfide non sono certo state poche. Alcune di carattere logistico come l’elettricità non sempre presente, altre più complesse. Queste ultime sono rappresentate molte volte dal fatto che gli insegnanti stessi, nonostante costituiscano la componente maggiormente educata della popolazione nei villaggi, siano permeati da alcuni retaggi culturali e credenze popolari molto forti, al punto tale che a volte risulta difficile convincerli che l’epilessia non puo’ essere trasmessa con la saliva durante una crisi convulsiva, o che un bambino che presenti difficoltà motorie non necessariamente manifesti un ritardo di apprendimento nelle materie scolastiche.
Nonostante quindi queste piccole complicanze, affrontate nel modo più cauto possibile e sempre ben gestite da Wesket, Peter, Sakina e Mussa, facilitatori locali, la soddisfazione più grande però rimane leggere, tra i bigliettini di consigli/suggerimenti/impressioni che gli insegnanti scrivono ogni giorno prima di andare a casa. Frasi come “ma perché il corso finisce solo alle 3.30? sarebbe bello durasse almeno fino alle 5”, oppure ancora, “perché non si può organizzare almeno un corso all’anno? ma non solo per noi, anche per tutte le altre scuole”.
Un lato che tanto mi entusiasma è che in questi corsi gli insegnanti si riscoprono un po’ bambini, cosa che a loro piace molto e a cui non sono molto avvezzi, quando, durante la parte pratica, in giardino cercano chicchi di mais, semi di ogni tipo, fiori, terra rossa e rami per costruire con materiale locale semplici ed intuitivi cartelloni, giochi, facili ausili che noi chiameremmo di “comunicazione aumentativa alternativa” e che utilizzeranno poi nelle loro classi per facilitare l’apprendimento di chi è più in difficoltà. All’ultimo giorno di training poi non si scampa: test con domande di apprendimento (e immancabile penna rossa universale per marcare gli errori), consegna degli attestati di frequenza e foto di rito.
I prossimi impegni
Al termine dei sopralluoghi si è stabilito un numero complessivo di 44 rampe da costruire nelle 5 scuole (Ismani, Mtera, Tungamalenga, Idodi, Ihehelo) supervisionate. Insieme a questo impegno, tra poche settimane si terrà un ulteriore corso di formazione e che sarà sempre rivolto a 19 insegnanti, della durata di 5 giorni, per gli insegnanti di un altro viallggio.
Domani sarà l’ultimo giorno in città, mi aspettano gli ultimi appuntamenti al distretto, i saluti, le firme last-minute e i timbri mancati; poi via verso Dar, dove incontrerò nuovamente anche Wesket, che per motivi lavorativi per qualche giorno mi ha preceduta nella metropoli.
Chissà, forse sabato mi potrà capitare di vedere anche il mare: un giorno mi basterà.
Ad Iringa tra documenti, ultime firme, terra rossa, villaggi, scuole, uffici mi sento sempre a casa.
Paola Ghezzi, fiosioterapista e formatrice del progetto “Una scuola per tutti nel distretto rurale di Iringa” – IBO Italia
Progetto sostenuto da 8 x 1000 Chiesa Cattolica | Conferenza Episcopale Italiana/Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi in via di sviluppo